In questa occasione di dibattito, si è cercato di individuare i problemi strutturali e culturali che impediscono all’Italia di crescere e di rispondere in maniera positiva ed ottimistica alla domanda su cosa ci aspetti nel prossimo futuro.
I costi del ritardo della digitalizzazione in Italia è identificabile in circa 2 punti di PIL corrispondenti ad un saldo negativo di oltre 700 mila posti di lavoro e 25 miliardi di euro di mancati investimenti annuali, molto lontani dai tassi di crescita digitale degli altri paesi dell'UE (in media circa 2 volte superiori) e degli degli Stati Uniti (3 volte superiori).
Se si parte dai dati, quindi, si rimane sconcertati: il 28% degli italiani non ha mai usato Internet; siamo penultimi nella crescita digitale; al 24° posto su 28 in termini di competenze digitali; ultimi in termini di utilizzo degli strumenti online per quanto riguarda transazioni, interazioni e lettura delle notizie; solo il 6,5% delle piccole e medie imprese vende online contro una media europea del 16%.
Il country manager di Facebook Italia Luca Colombo, ha commentato che, per stimolare la crescita economica e culturale del nostro Paese, occorre necessariamente intervenire sul miglioramento delle infrastrutture tecnologiche.
Dal forum, inoltre, sono emersi ulteriori dati che forniscono interessanti spunti di riflessione: 1,2 miliardi sono le connessioni con pagine gestite dalle piccole e medie imprese che investono in Facebook advertising; oltre 18 milioni, gli italiani accedono al web da smartphone per quasi due ore al giorno; 900 mila sono i posti di lavoro vacanti per mancanza di skill digitali.
Il convegno è stato sicuramente un buon tentativo per fare il punto sulla situazione. Tuttavia, ha costituito più una spinta ideale a prendere coscienza dei problemi che un'occasione di individuazione di un reale e fattivo percorso di cambiamento e di miglioramento. Ci auguriamo, quindi, che, ben presto, queste spinte culturali si possano tradurre in atti e azioni concrete che sappiano traghettare imprese, enti e cittadini in un migliore e più efficiente utilizzo corale degli strumenti e delle infrastrutture digitali così da riuscire a recuperare il gap con gli altri paesi più avanzati e dare una spinta propulsiva ad una economia da troppo tempo stagnante e, sotto tanti aspetti, recessiva.