"Un disagio moderno causato dall’incapacità di coabitare con le nuove tecnologie del computer”, così scriveva lo psicologico americano Craig Broad nel 1984 circa il fenomeno del technostress. Lo studioso, all’interno della sua pubblicazione “Technostress:the human cost of computer revolution”, affrontò per la prima volta nella storia la reazione delle masse alla novità della rivoluzione tecnologica.
Dopo trentacinque anni, le cose non sembrano essere cambiate. Dalla ricerca anglosassone, infatti, è emerso che i social network causano un forte stress agli utenti che ne fanno uso i quali, davanti ad una situazione psicologicamente destabilizzante, proseguono e incrementano la navigazione invece di interromperla, aumentando la possibilità di dar vita ad una dipendenza che, a sua volta, è causa di stress ancora maggiore.
Monideepa Tarafdar, professore di sistemi informativi e codirettore del Center for Technological Futures presso la Lancaster University Management School e coautore della ricerca, ha dichiarato: “Sebbene possa sembrare illogico, gli utenti dei social media continuano a utilizzare le stesse piattaforme che causano loro stress piuttosto che allontanarsi da esse, creando confusione tra lo stress causato e l'uso compulsivo".
Ad acutizzare questa reazione, come sostiene l’accademico Christian Maier che ha raccolto i dati dagli utenti di Facebook, c’è la vasta gamma di funzionalità che queste piattaforme offrono all’utente e che agiscono sia come sia come fattori di stress che come distrazione da tale stress.
“Abbiamo scoperto che gli utenti che avevano una maggiore abitudine ad utilizzare i social media avevano maggiori probabilità di restare all'interno dell'SNS piuttosto che allontanarsi quando avevano bisogno di distrarsi” dice il professor Sven Laumer e aggiunge: “Con Facebook, ci sono funzionalità che ti portano in mondi diversi all'interno della stessa piattaforma. Puoi trovarti in molti luoghi all’interno della medesima applicazione, ad esempio, seguendo le attività degli amici, pubblicando foto sulle attività quotidiane, passando ad una funzione di chat o giocando.
L’utente, bloccato in questa condizione, inizia ad assumere comportamenti compulsivi ed eccessivi che danno avvio al fenomeno della dipendenza.
Il fenomeno, figlio di una digitalizzazione della realtà sempre più dilagante, è diventato un problema che riguarda un numero sempre più considerevole di persone che, diversamente da quanto accade per tutte le altre forme di stress, tendono, quindi, a risolverlo non allontanandosi dalla fonte di stress, coltivando maggiori relazioni interpersonali, interagendo fisicamente con altre persone e favorendo un maggiore un contatto con la realtà, ma, al contrario, rimanendo all'interno del medesimo ambiente semplicemente diversificando le attività svolte al suo interno.